Parliamo un po’ di Kuroko no Basuke, l’opera di Tadatoshi
Fujimaki che deve ancora sbarcare in Italia.
E’ uno shonen puro, tutti gli elementi tipici del taget vengono
a galla sin dalle primissime battute. La storia assume un andamento lineare per
primi volumi e, forse, fin troppo semplicistico, ma dal volume 7, grazie ad un
colpo di scena necessario, riesce un po’ a spezzare questa linearietà della
storia.
Le basi gettate sono piuttosto semplici: Kagami è un
giocatore di pallacanestro che, dopo esser stato ammesso alla scuola superiore
Seirin, entra a far parte del, mediocre, club di basket della scuola. Ad
affiancarlo ci penserà Kuroko, anch’egli una matricola, che pare avere una
strana abilità: riesce a celare la sua presenza e ad effettuare passaggi molto
rapidi. Kuroko faceva parte della squadra Tohou, nelle scuole medie, chiamata
“la generazione dei miracoli”. Squadra imbattibile composta da veri talenti.
Una volta capite del abilità e potenzialità di Kagami, Kuroko si offre di
fargli da “ombra” perché: “un ombra diventa più scura quando la luce è più
forte”.
Impossibile non fare qualche paragone con Slam Dunk e Dogashi.
Soprattutto sotto il profilo realistico possiamo affiancarlo a Slam Dunk,
mentre per quella componente puramente shonen del manga possiamo accostarlo a Dogashi
Kaden. Gli allenamenti, che di solito sono la parte più noiosa di uno shonen
sportivo, devo dire che sono piuttosto brevi e ben strutturati grazie anche al
supporto di altre squadre che danno una mano ai protagonisti (cosa, per altro,
già vista in Slam Dunk). La parte predominante sono le partite sviluppate
soprattutto con elementi shonen come: abilità che vengono allo scoperto, azioni
irreali e fasi cruciali che, guarda un po’, si manifestano a fine partita. Piano
piano nel corso dei volumi vengono approfonditi vari personaggi, grazie a
flashback ben piazzati, mentre altri vengono lasciati un po’ in disparte
soprattutto alcuni membri della squadra. Questa forse è una lacuna che, credo,
verrà colmata con i prossimi volumi. La caratterizzazione dei personaggi è ben formula
per alcuni come Kuroko, Kagami, Kise, Midorima e per il capitano Hyuga, mentre
per altri come Aomine è abbastanza tipica e stereotipata.
I disegni sono semplici e senza tanti particolari. Riescono
a rendere abbastanza bene le scene d’azione; fanno il loro lavoro senza infamia
e senza lode. Neanche le cover sono il punto forte dell’autore visto che sono una
più insignificante dell’altra.
Nel complesso ho trovato questo manga piuttosto coinvolgente,
con i vari pro e contro del target, che difficilmente non potrà avere successo
in Italia. Opera che, comunque, non lascerà il segno nel sin troppo vasto
palinsesto dedicato al target.